Castel Manfrino deve il suo nome a Manfredi di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II, che probabilmente ne potenziò la struttura; fu edificato tra il XII e il XIII secolo sui resti di un’antica fortezza romana costruita a difesa della strada che dalla Via Salaria nei pressi di Amatrice, attraverso il “Passo di Annibale”, sboccava nella pianura di Campovalano. Grazie alla sua posizione strategica, un promontorio roccioso tra i monti gemelli, la Montagna dei Fiori e la montagna di Campli, poteva godere di un ottimo punto di osservazione e avvistamento per controllare il tracciato della strada che risaliva dal versante sud della montagna dei Fiori.
La pianta del castello si sviluppava con orientamento longitudinale da nord verso sud. Le mura esterne sono state edificate sfruttando al meglio la naturale difendibilità del luogo e seguendo il profilo dello sperone roccioso su cui sorgeva. Al fortino erano riconducibili tre torri edificate lungo uno stretto crinale: la più grande, il “torrione angioino”, era situata a settentrione e sostituiva, come residenza del castellano, la torre centrale; la seconda torre, quella centrale, era la principale e nell’eventualità di un assedio diventava la dimora del signore; tra la torre maestra e l’ultima torre, che chiudeva il circuito murato, si trovano le fondamenta della parte nobile dove sono ancora presenti tracce di affreschi.
Durante il dominio francese di Carlo d’Angiò il forte venne restaurato, insieme ad altre strutture, da un famoso architetto dell’epoca: Pierre d’Angicourt.
Il castello era probabilmente dotato anche di una cappella a cui era preposto un cappellano per le funzioni religiose.
Del fortino rimangono pochi resti tra i quali è possibile riscontrare una vasca battesimale paleocristiana, completamente scavata nella roccia, e una importante officina in cui si lavoravano metalli, soprattutto leghe di rame, forse riconducibili a una zecca fuori dal diretto controllo dell’autorità.
Foto: Francesco Mosca - www.paesiteramani.it
Ultimo aggiornamento: 09/02/2022
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